La luce dell’inchiostro ottenebra

Dal 14 settembre al 16 novembre, presso la Galleria Tiziana Di Caro a Napoli, sarà allestita la mostra personale di Antonio Della Guardia

luce Inchiostro OttenebraDal 14 settembre al 16 novembre 2018, presso la Galleria Tiziana Di Caro a Napoli (Piazzetta Nilo, 7), sarà allestita la prima mostra personale nei suoi spazi di Antonio Della Guardia (Salerno, 1990) intitolata “La luce dell’inchiostro ottenebra”.
I modelli comportamentali legati ai mutamenti della società sono alla base della ricerca di Antonio Della Guardia, e negli ultimi anni si è concentrato sull’incidenza che i determinati schemi lavorativi hanno sulle vite dei singoli individui così come sulla collettività. Per raccontare tali dinamiche usa il disegno, la fotografia, il video, l’installazione.
La luce dell’inchiostro ottenebra è un progetto pensato appositamente per la galleria Tiziana Di Caro e include opere realizzate nel 2018. Protagonista di questa serie è la grafologia, strumento utilizzato ai fini della selezione del personale, metodo piuttosto in voga nell’ultimo decennio.
Il titolo della mostra varia la frase “La luce del potere ottenebra” presente nel Trattato di saper vivere ad uso delle giovani generazioni di Raoul Vaneigem e sostituendo la parola potere con inchiostro, Della Guardia indica come dietro l’aspetto estetico della scrittura e quindi dell’inchiostro si nasconda la vera inquietudine della superiorità. La luce è intesa in quanto affermazione e scalata verso il successo, ma il verbo “ottenebrare” fa da contrasto, e rivela i lati oscuri di tale successo.
La mostra si costruisce in quattro momenti, il primo dei quali è definito dello “svelamento” che corrisponde a una scritta al neon composta da 26 grafemi, tutti diversi tra loro. Ognuno di essi appartiene alla firma di un personaggio politico e ne indica, sulla base delle regole della grafologia, delle caratteristiche inquietanti, che non sono riconoscibili, in quanto non sono associabili all’immagine pubblica che noi conosciamo. Le lettere de “L’Alfabeto del potere” sono difficili da decodificare, ma ci restituiscono, mettendo letteralmente in luce, gli aspetti reconditi di coloro i quali sono designati a governare il mondo.
Il secondo momento riguarda “le forme del potere” e ha a che fare con la messa in opera di alcuni principi della grafologia. Al centro della sala si colloca un’installazione video in cui si vedono due persone intente nella scrittura. Ciò che viene trascritta è la Divina Commedia resa attraverso i diversi grafemi dell’Alfabeto del Potere. La Divina Commedia, scelta per la sua missione etica e per l’enfasi con cui in essa è difesa la dignità morale, viene riprodotta come in un infinito esercizio calligrafico la cui testimonianza è data da un’altra installazione situata nel medesimo spazio. Essa si compone di una fitta geografia di fogli, quelli utilizzati per esercitarsi a scrivere con l’Alfabeto del potere, sforzandosi a fatica di mutuare la propria grafia. Tale grande composizione viene di tanto in tanto interrotta da grafici, in cui le ascisse e le ordinate indicano l’equilibrio perfetto delle tre aree attitudinali che la scrittura di un candidato deve avere. Questa sintesi avviene attraverso lo studio di caratteristiche come la spigolosità, la rotondità, la dimensione.
Sulla parete opposta invece si trova il Kit Manageriale che include tutte le caratteristiche tipiche del buon manager, quindi le attitudini, le abilità e gli atteggiamenti più opportuni. La fase successiva della mostra è quella definita dell’applicazione del potere che si presenta in una serie di quattro fotografie, ognuna delle quali ritrae la penna di un imprenditore. Tali penne hanno la caratteristiche di raffigurare, attraverso incisioni oppure stampe, un determinato animale scelto dal proprietario perché attinente con la sua personalità. L’insieme delle foto crea una sorta di giungla che rappresenta l’estensione comportamentale degli imprenditori di riferimento. La quarta e ultima fase della mostra è quella del Potere Supremo che viene descritto attraverso un’unica opera che inquadra la punta massima del potere. Quest’ultimo è rappresentato da una poltrona nera e squadrata, la cui natura viene alterata dalla sostituzione dei piedi con gli archi di una sedia a dondolo. Questa scultura è rivolta verso la finestra per cui è necessario girarci intorno per definirne le caratteristiche, ovvero la sofisticazione della forma: la poltrona d’ufficio si trasforma in una sedia a dondolo, ammorbidendo il rigore dell’autorità e la sua relativa applicazione.
La mostra si dispiega come una sorta di processo attraverso i quattro passaggi, dove ognuno è collegato all’altro formando, nell’insieme, una fluida unità tematica.

Inaugurazione: venerdì 14 settembre, dalle 19.30 alle 21.30
Orari: da martedì a sabato, dalle 14.00 alle 19.00 e su appuntamento

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