Basilica di San Paolo Maggiore – Capelle laterali
Cappella di Sant'Andrea Avellino
Nel transetto destro, troviamo la Cappella dedicata a Sant’Andrea Avellino che morì proprio nella Chiesa mentre celebrava la messa nel 1608. Il corpo è conservato in sarcofago di ottone dorato con pietre incastonate, mentre sul fondo è presente un dipinto nel quale il santo è raffigurato tra gli angeli, opera di Paolo Finoglia. Le decorazioni marmoree sono di Dioniso Lazzari del 1676 e di Nicola Tammaro del 1697. Nel 1694 viene aggiunta la cancellata, mentre nel 1725 vengono inseriti i gradini e la custodia con le ampolle col sangue del Santo. Nel 1744, invece, viene aggiunto il paliotto, opera di Antonio di Lucca il quale realizzò anche i rivestimenti in alabastro sulla parete ai lati del dipinto.
Le pareti laterali vennero rivestite nel 1805 con dei bassorilievi in stucco realizzati da Angelo Viva e raffiguranti alcune scene di vita di Sant’Andrea. Nella cupola, infine, troviamo affreschi raffiguranti i Miracoli di Sant’Andrea Avellino, opere di Giuseppe Marullo, incorniciati da stucchi dorati.
Le pareti laterali vennero rivestite nel 1805 con dei bassorilievi in stucco realizzati da Angelo Viva e raffiguranti alcune scene di vita di Sant’Andrea. Nella cupola, infine, troviamo affreschi raffiguranti i Miracoli di Sant’Andrea Avellino, opere di Giuseppe Marullo, incorniciati da stucchi dorati.
Cappella di San Gaetano Thiene
La cappella è dedicata a San Gaetano Thiene, fondatore dell’Ordine dei Teatini. In origine era interamente ricoperta di ex voto d’argento, rimossi nel 1798, insieme a quelli della cappella di Sant’Andrea Avellino, a seguito di una disposizione che ne ordinava la fusione a causa della crisi economica di quegli anni. Per ridare lustro alla cappella, allora, nel 1805 i pilastri furono dipinti a mano e furono commissionati ad Angelo Viva i bassorilievi ovali e rettangolari raffiguranti alcune scene della vita di San Gaetano. Il dipinto presente sul fondo è attribuito alla scuola di Andrea Vaccaro e datato intorno a metà Seicento, mentre le decorazioni marmoree furono realizzate a più riprese, in un periodo compreso tra fine Seicento e primi decenni del Settecento. Infine, gli affreschi sulla volta raffiguranti le virtù, sono opera di Alessandro Fischetti nella seconda metà del Settecento.
Cappella del Beato Paolo Burali
La quinta cappella di destra è dedicata A Paolo Burali, Arcivescovo di Napoli, il cui corpo è conservato nell’altare marmoreo. Nel 1773, anni in cui fu proclamato beato, la cappella fu ampliata e decorata praticamente come se fosse stata appena costruita. In questo anno, infatti, Antonio di Lucca realizzò la Cona con colonne in broccato che sorreggono il timpano, in collaborazione con Jacopo Cestaro. A quest’ultimo sono attribuiti il dipinto raffigurante il Beato Paolo Burali d’Arezzo in adorazione davanti alla Vergine e l’affresco sul soffitto.
Nella parete di sinistra, invece, si trovano due dipinti presenti già prima della ristrutturazione del 1773: si tratta dell’Epifania e della Circoncisione, entrambi attribuiti a Paolo De Matteis, allievo di Luca Giordano.
Nella parete di sinistra, invece, si trovano due dipinti presenti già prima della ristrutturazione del 1773: si tratta dell’Epifania e della Circoncisione, entrambi attribuiti a Paolo De Matteis, allievo di Luca Giordano.
Cappella della Purità
Infondo alla navata destra, troviamo questa cappella, la cui fondazione risale al 1641, quando il sacerdote Diego Di Bernardo y Mendoza donò ai padri teatini la tavola raffigurante la Madonna della Purità, realizzata dal pittore spagnolo Luis de Morales. Il dipinto originale è conservato nel convento, mentre nella Basilica ne è esposta una copia.
I lavori di decorazione furono affidati a Gian Domenico Vinaccia, al quale è attribuito anche il progetto del cancello in ferro e ottone realizzato nel 1681 dal maestro ottonare Giuseppe Allegro. Il tema della purezza ricorre in tutti gli ornamenti in cui è simboleggiata dal giglio. Lo stesso elemento lo ritroviamo nei dipinti laterali di Massimo Stanzione in cui sono raffigurate Storie della Vergine, le lunette con la Natività della Vergine (a sinistra) e la Presentazione di Gesù Bambino al tempio (a destra) attribuibili a Pacecco De Rosa.
Anche le quattro statue delle Virtù Cardinali sono pensate per introdurre lo spettatore alla cappella. La Temperanza, a destra, e la Prudenza, a sinistra, sono entrambe opere di Andrea Falcone che le realizzò prima del 1675. La Fortezza, invece fu realizzata nel 1704 da Nicola Mazzone, autore, probabilmente, anche della Giustizia.
I lavori di decorazione furono affidati a Gian Domenico Vinaccia, al quale è attribuito anche il progetto del cancello in ferro e ottone realizzato nel 1681 dal maestro ottonare Giuseppe Allegro. Il tema della purezza ricorre in tutti gli ornamenti in cui è simboleggiata dal giglio. Lo stesso elemento lo ritroviamo nei dipinti laterali di Massimo Stanzione in cui sono raffigurate Storie della Vergine, le lunette con la Natività della Vergine (a sinistra) e la Presentazione di Gesù Bambino al tempio (a destra) attribuibili a Pacecco De Rosa.
Anche le quattro statue delle Virtù Cardinali sono pensate per introdurre lo spettatore alla cappella. La Temperanza, a destra, e la Prudenza, a sinistra, sono entrambe opere di Andrea Falcone che le realizzò prima del 1675. La Fortezza, invece fu realizzata nel 1704 da Nicola Mazzone, autore, probabilmente, anche della Giustizia.
Cappella della Natività
La cappella è dedicata a Giovanni Marinoni che, nel 1539, insieme a San Gaetano, fondò il monte di pietà, che, inseguito, divenne il Banco Di Napoli. Sul fondo della cappella, si trova un dipinto, eseguito nel 1742 da Paolo De Majo, che raffigura il beato nell’atto di rifiutare il ruolo di Arcivescovo di Napoli che il Papa voleva affidargli. Ai lati della cappella, altri affreschi, attribuiti a Nicola Malinconico, sono dedicati alle figure di San Benedetto e San Paolino.
Cappella del Beato Marinoni
La seconda cappella di destra, presenta sull’altare il dipinto raffigurante l’Adorazione dei Pastori, opera attribuita al pittore napoletano Giovan Angelo Crisculo che, probabilmente, la realizzò a fine Cinquecento. Nella parete di destra, troviamo il cenotafio di Maria Beatrice Fierez Roediger, figlia del console prussiano di Ancona Enrico Edoardo Roediger, scolpito dallo scultore Sorbilli nel 1857. Nella parete di sinistra, invece, è conservato un altro affresco che raffigura uno scorcio della navata centrale della Basilica, realizzato durante uno dei numerosi restauri subiti dalla struttura.
Cappella di San Carlo Borromeo
Nella navata sinistra, troviamo la cappella dedicata a San Carlo Borromeo, vescovo di Milano nella seconda metà del 1500. Sull’altare troviamo una tela raffigurante San Carlo e San Giuseppe Nepomuseno, opera di Giuseppe Bonito. Le decorazioni in stucco e le dorature sono opera di Giuseppe Candido che diresse i lavori di abbellimento durante il restauro voluto in occasione della beatificazione di Paolo Burali d’Arezzo nel 1772.
Cappella di San Giuseppe Maria Tomasi
Dalla navata di sinistra si accede a questa cappella, dedicata a San Giuseppe Maria Tomasi, canonizzato nel 1986. Il santo è raffigurato insieme alla Madonna nel dipinto sull’altare, opera di Desiderio de Angelis datata 1805. A destra, troviamo la tomba del marchese Donato Tomasi, esponente di spicco del governo di re Ferdinado I. A sinistra, un altro cenotafio, questa volta dedicato al marchese Felice Tomasi, colui che ordinò la decorazione dei pilastri esterni con bassorilievi raffiguranti i ritratti di Angela Vannucci e Annamaria Manfronte.
Cappella dell'Angelo Custode
La cappella affaccia sulla navata sinistra e deve il suo nome all’angelo custode che, prima che venisse esposto nella navata centrale, si veniva qui custodito. Sulla parete sinistra troviamo il cenotafio del Cardinale Giuseppe Maria Capece Zurlo, opera dello scultore Angelo Vivo e data 1799. Le decorazioni della cappella, invece, sono opera di Giuseppe Candido, realizzati tra il 1772 e il 1773 con stucchi e affreschi.
Cappella dei Santi Pietro e Paolo
La cappella dedicata ai due santi è accessibile dalla navata di sinistra e presenta il dipinto con la Madonna in trono tra Pietro e Paolo, opera di Francesco Cicino da Caiazzo datata 1498, che un tempo era collocato nella cappella dell’Immacolata. Alla sinistra della cappella è collocato il cenotafio del matematico Nicola Fergola, morto nel 1831, opera dello scultore Angelo Solari.
Cappella dell'Immacolata
La cappella, accessibile dal transetto, è stata costruita in seguito ai lavori di ampliamento della Basilica su un’area in cui sorgeva un’edicola dedicata ai Santi Pietro e Paolo. L’altare e la sua decorazione marmorea fanno pensare ad una realizzazione riconducibile ai primi anni del Seicento da parte di artisti toscani, elementi identificabili grazie all’uso delle colonne corinzie che reggono la trabeazione arricchita da lacunari, delle decorazioni con festoni di frutta e dalle tarsie marmoree.
Cappella Firrao
Alla sinistra dell’Abside è collocata questa cappella, commissionata dalla famiglia Firrao, principi di sant’Agata di Calabria, nel 1640. Al centro, troviamo la statua della Madonna delle Grazie, realizzata da Giulio Mercaglia nel 1645; alla figura della Vergine sono rivolte le statue genuflesse dei monumenti funerari di Cesare (a sinistra) e Antonio Firrao (a destra), eseguite rispettivamente da Giuliano Finelli nel 1640 e da Bernardino Landini e Giulio Mencaglia nel 1643.
L’interno della cappella è rivestito di marmi policromi e madreperla, opera di Dioniso Lazzari, Francesco Valentini e Simone Tasca. Gli affreschi della cupola, in cui sono raffigurati Episodi Biblici con le Virtù, furono eseguiti da Aniello Falcone nel 1640, mentre le decorazioni della stessa cupola e del lanternino sono stati realizzati da Nicola Falcone (cugino di Aniello). La cancellata, infine, è opera del maestro ottonaro Giuseppe Polverino datata 1640.
L’interno della cappella è rivestito di marmi policromi e madreperla, opera di Dioniso Lazzari, Francesco Valentini e Simone Tasca. Gli affreschi della cupola, in cui sono raffigurati Episodi Biblici con le Virtù, furono eseguiti da Aniello Falcone nel 1640, mentre le decorazioni della stessa cupola e del lanternino sono stati realizzati da Nicola Falcone (cugino di Aniello). La cancellata, infine, è opera del maestro ottonaro Giuseppe Polverino datata 1640.
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