UN LENTO DECLINO…

boskovDopo Maradona, il Napoli è allo sbando. Per i primi anni riesce a giocare dei buoni campionati grazie alla presenza di ottimi giocatori come Fonseca e Zola e, più tardi Benny Carbone e Fabio Cannavaro, guidati da allenatori altrettanto bravi come Marcello Lippi, Vujadin Boskov e anche Claudio Ranieri. Purtroppo il Napoli è pieno di debiti; Ferlaino, travolto anche da guai giudiziari per colpa di Tangentopoli, è costretto a lasciare. Per primi si insediano i fratelli Moxedano, Mario e Salvatore, poi i Gallo, con il papà Nino e il figlio Luis. La situazione, però, peggiora e il Napoli rischia addirittura la cancellazione. La magistratura mette sotto inchiesta il vertice della Federcalcio e il Napoli è nei guai. Torna così, nell'estate del '95 Ferlaino, che salva il Napoli e ricomincia. Purtroppo, la squadra è più debole di anno in anno e comincia l'esodo (o meglio, la cessione) di decine di giocatori: Ferrara va alla Juventus insieme a Marcello Lippi, Zola e Cannavaro al Parma e Carbone all'Inter, solo per citarne alcuni. Il Napoli è ormai terra di saccheggio: chiunque avesse voluto un giocatore doveva solo chiedere a Ferlaino che senza pudore svendeva anche i giovani della primavera. L'unico che riesce a resistere di più è il portiere Pino Taglialatela, ma verrà ceduto anche lui nell'estate del '99 alla Fiorentina.
Il solo acuto lo si ha nella stagione '97/'98. La squadra è guidata da Gigi Simoni e il suo punto di forza è il centrocampo: Pecchia, Boghossian, André Cruz, Turrini e, in alcune partite, il brasiliano Beto. Alla fine del girone d'andata tutti i giornali esaltano il Napoli e il suo tecnico: secondo posto in classifica e, poco più tardi, gli azzurri aggiungono anche la finale di Coppa Italia. L'entusiasmo, però, si spegne in breve tempo grazie anche ai molti "errori" arbitrali (su tutti il gol di mano del perugino Rapaic, in un'azione nata da un calcio d'angolo, dove l'arbitro Nicchi e i suoi collaboratori guardavano dappertutto tranne che in area!) e soprattutto alle ennesime follie di Ferlaino che licenzia Simoni, reo di essersi già accordato con l'Inter per la stagione successiva, pochi giorni prima della finale col Vicenza, affidando la squadra al tecnico della primavera Montefusco. Il Napoli si salva per un solo punto e il nuovo tecnico riesce anche a perdere la finale di ritorno di Coppa Italia (3-0 d.t.s.), vanificando il successo di misura ottenuto all'andata al San Paolo grazie a Pecchia, lasciando anche in panchina Beto, l'eroe della semifinale di ritorno contro l'Inter. L'anno dopo è il disastro: Ferlaino svende Pecchia, Cruz, Boghossian, Beto e gli altri pezzi pregiati mentre ne arrivano altri come Protti e Rossitto "arricchiti" da due tra i giocatori più scarsi mai visti in Serie A: Prunier e Calderon. Nè Mutti, nè Galeone, nè Mazzone e nè tantomeno Montefusco riescono a dare un gioco al Napoli che, ultimo in classifica, retrocede senza nemmeno poter lottare.

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