
Il brano è “un’invocazione” alla salvezza del pianeta, un inno di speranza, che chiede, anzi supplica l’ascolto per la redenzione del male di questa terra.
Tale composizione è la rivelazione intima di un sentire profondo. Un sentire che in quel momento devastava la compositrice nel vedere la sofferenza degli animali e degli uomini su questa terra. Il brano arriva a presagio di qualcosa che stava per accadere e che purtroppo è accaduto: pandemia e guerra. Ed è proprio da una rivelazione che nasce questo Santuario costruito dopo il maremoto del 1343, in seguito all’apparizione della Vergine a un tal Benedetto, prete di S. M. a Cappella, a Maria di Durazzo monaca di Castel dell’Ovo e a un tal Pietro, un eremita, chiedendo loro di costruirLe un tempio ai piedi dell’antica grotta in onore di Dio. La leggenda narra anche che proprio durante gli scavi per l’erezione di tale tempio venisse ritrovata la statua della Madre di Dio che ancor oggi veneriamo.