Palazzo Spinelli di Tarsia
Storia e architettura
Il palazzo spinelli di Tarsia è ubicato in Piazzetta Tarsia 2.
La sua costruzione cominciò circa nel 1730, quando Ferdinando Vincenzo Spinelli, principe di Tarsia, decise di affidare all’architetto Domenico Antonio Vaccaro il rifacimento di una struttura preesistente per realizzare una dimora di dimensioni principesche, una delle massime espressioni del rococò napoletano.
In origine, l’ingresso all’intero del complesso avveniva attraverso un arco, dal quale partivano due rampe, circondate da un immenso giardino, che portavano all’ingresso vero e proprio. Qui, attraverso altri tre archi, si poteva raggiungere la corte e una biblioteca che il Principe di Tarsia apriva al pubblico tre giorni alla settimana. Qui, in una delle stanze, si trovava una piramide con alcuni strumenti matematici, un orologio e, alla base, quattro statue di Francesco Pagano rappresentanti le stagioni; infine, la volta era stata dipinta da Nicola Roffi. La corte, oltre che dai tre archi d’ingresso, era anticipata da un corpo di fabbrica di tre piani, da cui partiva un ampio terrazzo maiolicato, decorato da statue di marmo, che arrivava sino all’edificio principale, posto in fonde al cortile. Gli interni della struttura, oltre alla biblioteca di cui abbiamo già detto, comprendeva numerose stanze per gli alloggi e anche una vasta pinacoteca, comprendenti tutti i quadri appartenuti alla famiglia Spinelli.
Il Vaccaro, sebbene avesse realizzato un incisione in cui viene rappresentato l’edificio così come lo aveva progettato, non portò mai a termine la sua realizzazione. Nei secoli successivi, il palazzo rimase sempre proprietà della famiglia dei principi di Tarsia fino al 1840, quando parte del vasto giardino antistante l’ingresso fu utilizzato per costruirvi un nuovo mercato. Il concorso fu vinto dall’architetto Ludovico Villani, ma le nuove strutture non vennero mai utilizzate per il loro scopo. Infatti, prima fu organizzata una mostra delle Manifatture del Regno e, poi, divennero sede del Reale Istituto di Incoraggiamento e, ancora, sala cinematografica e teatrale. Il resto del palazzo, invece, venne frazionato e ceduto a più proprietari per permetterne l’utilizzo come condominio.
La sua costruzione cominciò circa nel 1730, quando Ferdinando Vincenzo Spinelli, principe di Tarsia, decise di affidare all’architetto Domenico Antonio Vaccaro il rifacimento di una struttura preesistente per realizzare una dimora di dimensioni principesche, una delle massime espressioni del rococò napoletano.
In origine, l’ingresso all’intero del complesso avveniva attraverso un arco, dal quale partivano due rampe, circondate da un immenso giardino, che portavano all’ingresso vero e proprio. Qui, attraverso altri tre archi, si poteva raggiungere la corte e una biblioteca che il Principe di Tarsia apriva al pubblico tre giorni alla settimana. Qui, in una delle stanze, si trovava una piramide con alcuni strumenti matematici, un orologio e, alla base, quattro statue di Francesco Pagano rappresentanti le stagioni; infine, la volta era stata dipinta da Nicola Roffi. La corte, oltre che dai tre archi d’ingresso, era anticipata da un corpo di fabbrica di tre piani, da cui partiva un ampio terrazzo maiolicato, decorato da statue di marmo, che arrivava sino all’edificio principale, posto in fonde al cortile. Gli interni della struttura, oltre alla biblioteca di cui abbiamo già detto, comprendeva numerose stanze per gli alloggi e anche una vasta pinacoteca, comprendenti tutti i quadri appartenuti alla famiglia Spinelli.
Il Vaccaro, sebbene avesse realizzato un incisione in cui viene rappresentato l’edificio così come lo aveva progettato, non portò mai a termine la sua realizzazione. Nei secoli successivi, il palazzo rimase sempre proprietà della famiglia dei principi di Tarsia fino al 1840, quando parte del vasto giardino antistante l’ingresso fu utilizzato per costruirvi un nuovo mercato. Il concorso fu vinto dall’architetto Ludovico Villani, ma le nuove strutture non vennero mai utilizzate per il loro scopo. Infatti, prima fu organizzata una mostra delle Manifatture del Regno e, poi, divennero sede del Reale Istituto di Incoraggiamento e, ancora, sala cinematografica e teatrale. Il resto del palazzo, invece, venne frazionato e ceduto a più proprietari per permetterne l’utilizzo come condominio.
Tratto da: Aurelio De Rose, I palazzi di Napoli, Roma, Newton & Compton, 2001
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