ANNI IN CHIAROSCURO

hasse jeppson napoliServiva un allenatore profondo conoscitore dell'ambiente, capace di rimettere insieme i cocci di uno spogliatoio squassato e nacque così la scelta di Vojack, ex calciatore. Questa la sua formazione: Sentimenti, Brotto, Pretto, Gramaglia, Fabbro, Milano, Busani, Cappellini, Barrerio, Quario, Rosellini. Il Napoli arrivò ottavo, tra alti e bassi. Ma il peggio accadde al termine della stagione 41/42: Napoli retrocesso in serie B. Una macchia che pesò sul conte Leonetti, diventato presidente al posto di Del Pozzo, e quindi sul commissario straordinario Gigino Piscitelli, chiamato a tentare di rimediare ad una situazione compromessa. Anche in serie B il Napoli iniziò male, anche se la stampa e l'opinione pubblica pensavano ad una grande nobile decaduta, ma capace di risorgere presto. Fu così licenziato Vojack ed al suo posto arrivò Pippone Innocenti. Il Napoli risalì in classifica fino a giocarsi all'ultima giornata la sfida-promozione col Modena, ma perse. Scoppiò la Seconda Guerra Mondiale e così, come cadde l'Ascarelli, tanti giovani non poterono più pensare al calcio, chiamati a servire la patria. Ci fu, nel 1945, una fusione tra la Polisportiva ed il Napoli. L'importante era ricominciare. La società trovò un motore per la ripresa nel dottor Luigi Scuotto, ma la gente era ancora così provata alla ripresa delle attività agonistiche, che le tensioni vissute venivano scaricate sulle tribune, con invasioni di campo che si registravano in molti, troppi posti della Campania.
Una sorta di "adunata" portò il Napoli a formare una bella squadra: Sentimenti, Pretto, Berra, Baldi, Andreolo, Rosi, Busani, Gallanti, Lustha, Verrina e Barbieri. Il lavoro continua con la scelta di Sansone come allenatore, mentre come dirigente accompagnatore è designato Attila Sallustro. Il 22 Settembre 1946 partì il campionato nazionale con girone unico e il Napoli partecipò con: Sentimenti, Pretto, Berra, Rosi, Andreolo, Pastore, Busani, Di Costanzo, Di Benedetto, Verrina, Barbieri. Ma le cose si misero male e, l'anno dopo, nonostante l'ingaggio del sudamericano La Paz, uomo funambolico di grande abilità, primo giocatore di colore nella storia del Napoli, ecco la retrocessione. Inutile l'esonero del tecnico Sansone: a furor di popolo vennero cacciati anche i dirigenti. Fu serie B, con in mezzo la squalifica a vita per il presidente Muscariello e tre anni ai calciatori Ganelli ed Innocenti per uno scandalo legato alla partita Bologna-Napoli.
Egidio Musolino è il presidente del Napoli in serie B nell'anno 1948/49; al suo fianco Alfoso Cuomo e Gigino Scuotto, allenatore è Felice Borel, ex vecchia gloria della Juventus. Ma il suo lavoro fu accompagnato da risultati pessimi, ed ecco l'esonero. Il Napoli non tornò subito in A, come si pensava, ma dovette aspettare l'anno dopo per effetto del calcio ragionato di Eraldo Monzeglio, 61 punti, 76 gol all'attivo: Monzeglio ridiede il sorriso a Napoli, grazie alla promozione. Il centromediano Bruno Gramaglia e gli attaccanti Suprina e Kriezu erano i punti di forza. Il presidente Musolino investì molto per acquistare Remondini, Amadei, Bacchetti, Granata e Masoni, atleti di alto livello. Ma il cuore lo tradì e la sua morte privò Napoli di un importante punto di riferimento. Fu così che, nel 1951, tornò alla presidenza Achille Lauro.
Monzeglio si ritrovò tra le mani una grande squadra che aveva in Hasse Jeppson il suo fiore all'occhiello. Fu un acquisto boom. Lauro lo pagò 105 milioni, acquistandolo dall'Atalanta, che visse di rendita per molte stagioni. L'arrivo del bomber della nazionale svedese dei mondiali del 1950 fu salutato con incredibile entusiasmo. Arrivò anche Pesaola, argentino di Avellaneda, detto "petisso" perché piccoletto. Inizio poco sfavillante, finale pirotecnico: Napoli quarto. L'anno dopo Lauro mise a disposizione del tecnico un super portiere, Ottavio Bugatti. Partenza a razzo, primato in classifica: ma il Napoli non era abituato all'alta quota, si smarrì, perse alcune partite, pagò indecisioni arbitrali, si lasciò prendere dai vittimismi, poi si riprese, ma era tardi per impensierire i primi ed arrivò quinto. L'era Jeppson finì nel 1956, con il Napoli quattordicesimo in classifica, in declino come squadra e con la tifoseria scoraggiata.

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