ARRIVA FERLAINO, E’ STORIA
Ha 37 anni, si è laureato in Svizzera, ha già tanti soldi, corre come pilota d'auto ed ha il brevetto per pilotare l'aereo. Spericolato, ma astutissimo, finto distratto che ha una sorta di periscopio per riuscire a vedere più in alto degli altri ed una specie di sonar per vedere quello che accade sotto i piedi. E’ Corrado Ferlaino, borbonico per fede e per convinzione, fa sapere. Anche se poi il tempo cambia le cose…
Nell'anno 1969 diventa il presidente del Napoli. Vagheggia l'azionariato popolare, sogno rimasto nel cassetto, uno stadio di proprietà dei tifosi (idem come sopra) il lancio esplosivo del settore giovanile, traguardo che ha obiettivamente raggiunto. Sua la politica degli osservatori spediti sui campi della polverosa provincia in cerca dei ragazzi di talento. Sul piano tecnico, all'inizio, mostra qualche incertezza: scarica Chiappella, promuove Di Costanzo, richiama Chiappella, strizza l'occhio a Pesaola, fa capire a Chiappella che se
non vince contro la Juventus è finita, ma, nel frattempo, gli fa firmare un contratto fino al '71. La Juventus viene comunque sconfitta: si festeggia con champagne di marca e il capitano Juliano onora l'allenatore gentiluomo che si commuove, piange, si presenta in sala stampa con gli occhi rossi e dà la colpa all'influenza. Ma il ventre del San Paolo è anche ventriloquo, e parla, senza muovere le labbra… tutto si sa.
I tifosi vorrebbero una grande squadra e, come succede per le vicende dei grandi partiti politici, sono divisi per correnti. Così, in questa forma mentis, va ricercata la causa dell'invasione di campo con danni allo stadio di Fuorigrotta durante Napoli-Swindon Town, non certo sentitissima sfida per il torneo Anglo-Italiano. Lauro, Ferlaino, Fiore: ruota attorno a loro un vertice di polemiche più o meno velate, tiri mancini, progetti, promesse. I tifosi vorrebbero una grande squadra e il nome di Sergio Clerici, detto "el gringo",
attaccante brasiliano, è quello giusto per accendere l'entusiasmo della tifoseria, sempre appassionata e generosissima nel sottoscrivere abbonamenti. Ma le beghe societarie portano Ferlaino a comprare solo Giampiero Ghio come spalla. Il resto della squadra però è forte: Zoff in porta, terzini Ripari e Pogliana, libero Zurlini e stopper Panzanato, a centrocampo Juliano con Bianchi e Sormani, in attacco l'ala tornante di destra Hamrin, il centavanti tattico Ghio e Josè Altafini. Il Napoli segna poco (33), incassa pochissimo (19) e lancia giovani
interessanti come Gianni Improta, il baronetto di Posillipo, ragazzino elegante ed educato, bravo e saggio. Arriva al terzo posto dopo Inter e Milan (46 e 42 punti), precedendo la Juventus (35). Il giocattolo, però, si rompe per una questione di soldi. Motivo della discordia il premio "terzo posto": 30 milioni, assicura Ferlaino. 60 ribattono i giocatori. Lauro, intanto, festeggia il suo Sorrento promosso a sorpresa in serie B, dopo un lungo duello con la Salernitana, e manifesta sempre più la voglia di non spendere una lira per un Napoli che si identifica, o viene identificato, nell'intraprendente ingegnere. A Ferlaino, nel frattempo, servono soldi freschi e con l'apertura della campagna abbonamenti ai primi di Giugno e l'istituzione del Club dei 200, i tifosi vip, introita subito qualcosa. Ma con la bocciatura sa parte del Consiglio dell'aumento del capitale sociale, Ferlaino riceve un duro colpo. Bianchi, giocatore intelligente e sindacalista acceso, viene ceduto all'Atalanta. Stessa sorte tocca a Ghio, Hamrin ed Abbondanza, talento locale pomposamente chiamato "il sivorino". Per Zoff il 71/72 sarà l'ultimo anno al Napoli, già promesso com'è alla Juventus. Solo 37'000 tifosi si abbonano di nuovo al Napoli. La sconfitta in Coppa Italia contro il Sorrento di Lauro per 1 a 0, al San Paolo,
rappresenta una delle pagine più tristi per Ferlaino e per tanti tifosi del Napoli. Beppe Bruscolotti, arcigno marcatore con la maglia rossonera del Sorrento, detto la "mascella di Sassano" per la larga conformazione delle mandibole, cancellò dal campo Altafini. L'anno dopo, giocò con la maglia azzurra del Napoli, diventandone presto un simbolo, capitano eccezionale per attaccamento, serietà, dedizione, serietà e grinta. Si apre un momento nero, dopo la caduta in Coppa, e Ferlaino adduce motivi familiari e di lavoro (un
trasferimento in Australia) per passare le consegne al ragionier Sacchi per l'amministrazione. Era l'8 Ottobre 1971. La società è un guazzabuglio. La squadra ne risente, gli stipendi non arrivano, Sacchi se ne vuole andare, il consiglio lo segue, Ferlaino sembra disposto a cedere, ma quando si paventa il ritorno di Roberto Fiore ecco l'accordo Ferlaino-Sacchi. Il Napoli finisce ottavo. Si ricomincia con Ferlaino presidente, Zoff va alla Juventus come da accordi e lo stesso Altafini, che spenderà a gettone gli ultimi spiccioli della bellissima carriera. A milioni di abbonamenti corrispondono soltanto 18 gol della squadra, ricostruita da Ferlaino nella migliore maniera, ma, certamente, non perfetta. Campionato deludentissimo, il Napoli finisce nono. Ferlaino intuisce che bisogna cambiare tutto, mentalità e gioco. Via Chiappella, ecco Vinicio che nel frattempo s'è segnalato a Brindisi per il suo calcio davvero spumeggiante. Nella stagione 1972/73 nasce anche il
Commando Ultras. Tra i promotori c'è Gennaro Montuori, anima della curva sud, diventato prestissimo "palummella" per l'abilità dimostrata nel saper saltare da un gradone all'altro per dare il comando ed i tempi del tifo. Vola anche il Napoli come squadra. O, perlomeno, cerca di volare con un gioco alternativo al classico schema all'italiana. E' arrivato, nel frattempo, dopo anni di inseguimento, il bomber Clerici ed è stato ceduto Improta. Dopo sei giornate, ed aver messo schiena a terra anche la Juventus al San Paolo, il Napoli è primo in classifica. Venticinquemila tifosi marciano su Roma per la sfida con la Lazio, che vince: gol di Chinaglia. E vince, una settimana dopo, anche il Milan al San Paolo. Dalle stelle, alle stalle ed alle pietre dei tifosi. Il Napoli finisce terzo, il Verona va in Serie B perché il presidente Garonzi ha cercato di corrompere Clerici promettendogli una succursale della FIAT in Brasile. Clerici era nato ricco e, soprattutto, signore. E sulla scia della sua splendida seconda giovinezza, nasce un Napoli destinato ad entusiasmare, quasi come l'Ajax olandese, evidentemente e palesemente modello e metro di confronto per Vinicio. Burgnich, La Palma, Massa Rampanti e Vendrame gli acquisti per il nuovo Napoli che piace a tutti, persino a Gianni Brera, il più popolare giornalista sportivo italiano, per il quale il Napoli meritava lo scudetto che, invece, andò alla Juventus.
Bisognerebbe migliorare una squadra già forte. Si sussurra un ingaggio di Chinaglia, bomber della Lazio, quando nelle ultime ore arriva la notizia-bomba: Beppe Savoldi è del Napoli. Alla società falsinea va Clerici, la comproprietà di Rampanti e un miliardo e quattrocento milioni in contanti. Ovviamente, tutti i moralisti in servizio permanente parlano del Napoli sciagurato che spende due miliardi per un giocatore, mentre la città va a picco, tra delinquenza e disoccupazione. Anche stavolta, dopo poche giornate il Napoli è capolista. Il
pareggio interno con l'Atalanta e le sconfitte di fila con Inter e Juventus in trasferta, frenano il Napoli in pieno sogno. Curiosità statistiche dicono che in quell'anno arrivò il gol numero 2000 della storia del Napoli: è di Peppiniello Massa.
Il clima, però, si fa incandescente: Vinicio e Ferlaino non vanno più d'accordo. Lauro si intromette e Vinicio lascia la squadra con ancora due finali di Coppa Italia da disputare. Del Frati, secondo di Vinicio, e Rivellino, allenatore di una fortissima squadra primavera, guidano la squadra che vince la sua seconda Coppa Italia dopo quella del 1962. Il nuovo allenatore è Bruno Pesaola: il petisso viene dal Bologna, è un amico di tutti a Napoli.