CAPILLÒ
‘O capillò, detto anche capillaro, era un ambulante che girava per la città e, al grido “Capillò, Capillò, chi me chiamma” (Capillò, Capillò, chi mi chiama), si faceva “consegnare” trecce e capelli lunghi in cambio di pochi spiccioli per è per poi rivenderli a chi fabbricava parrucche. I suoi attrezzi da lavoro consistevano in delle forbici e in un sacco (o un cesto, detto sporta) in cui riponeva i capelli appena tagliati.
Il capillò è anche protagonista dell’omonima poesia di Salvatore Di Giacomo, il cui mestiere è il pretesto per raccontare una storia d’amore.
Questa figura è poi gradualmente scomparsa in concomitanza con l’arrivo sul commercio delle fibre sintetiche.
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