Chiesa di Gesù e Maria a Pontecorvo
Storia e descrizione
La Chiesa di Gesù e Maria a Pontecorvo si trova in Piazza Gesù e Maria.
L’edificio venne fondato nel 1581, ma venne ampliata e rimaneggiata già pochi anni dopo, grazie alle donazioni e ai lasciti del nobile Ferdinando Caracciolo, duca d’Airola. Il progetto fu affidato all’architetto Domenico Fontana che conferì alla chiesa l’attuale facciata (molto simile a quella della Chiesa dei Girolamini) con due campanili, in quel tempo molto in voga a Roma dove lo stesso architetto aveva lavorato. Questa fu poi leggermente modificata nel corso degli anni fino ai primi del Settecento, senza che ne venisse tuttavia modificata l’impronta originaria.
L’ingresso è anticipato da una gradinata cinquecentesca con balaustra in marmo, realizzata da Donato Vannelli nel 1637, che conduce al portale marmoreo di Francesco Vannelli, datato 1617 e sormontato da un bassorilievo raffigurante la Mandonna col Bambino. In alto, la facciata si conclude con un timpano triangolare affiancato dai due campanili.
L’interno si presenta a navata unica con cinque cappelle per lato e una cupola, il cui aspetto attuale è frutto delle modifica del 1644 di Pietro de Marino che sostituì le antiche finestre ad oculo con altre più moderne. Qui erano custodite importanti opere d’arte, traslate in altri luoghi per evitare che venissero trafugate durante la chiusura prolungata e forzata dell’edificio in seguito al terremoto del 1980. Tra queste, vi erano un San Gerolamo del 1572, opera di Giovann’Angelo Criscuolo, una Circoncisione, una Madonna coi Santi Tommaso e Caterina, e una Madonna del Rosario, tutte opere di Giovan Bernardo Azzolino, una cona in legno del 1613, opera di Giovan Domenico Saccatore, e altre tele di Santillo Sannino, due di Michele Ragolia, una di Paolo De Matteis e una di Giuseppe Simonelli.
In loco rimangono, nella prima cappella a sinistra, alcuni affreschi di Bernardo Azzolino con Storie di San Raimondo di Peñafort. Nella quarta cappella sinistra sono conservati affreschi raffiguranti Storie del Nuovo Testamento, attribuiti a Gaetano D’Agostino. Nella cappella del transetto sinistro, invece, troviamo affreschi di Belisario Corenzio.
Nella seconda cappella di destra troviamo, di Bernardo Azzolino, L’Adorazione dei Magi, La Strage degli Innocenti, Il Battesimo di Gesù ed una Pietà e Sante.
Perduto, invece, un quadro di Giovan Bernardo Lama, raffigurante i Santi Pietro e Paolo, un tempo collocato nella quarta cappella destra.
Nell’abside è collocata una grande tela di Paolo De Majo (1742) raffigurante il San Vincenzo Ferrer, detto ‘O Monacone, che compie il miracolo.
L’altare maggiore, deturpato del corso degli anni, è opera di Giuseppe Gallo, mentre la balaustra in marmi rossi è di Bartolomeo e Pietro Ghetti. Ai lati, troviamo due sepolcri: a destra, quello di Isabella Guevara, disegnato da Dionisio Lazzari con la statua raffigurante la defunta scolpita da Aniello Falcone (1673) e, a sinistra, quello di Emilia Carafa.
L’edificio venne fondato nel 1581, ma venne ampliata e rimaneggiata già pochi anni dopo, grazie alle donazioni e ai lasciti del nobile Ferdinando Caracciolo, duca d’Airola. Il progetto fu affidato all’architetto Domenico Fontana che conferì alla chiesa l’attuale facciata (molto simile a quella della Chiesa dei Girolamini) con due campanili, in quel tempo molto in voga a Roma dove lo stesso architetto aveva lavorato. Questa fu poi leggermente modificata nel corso degli anni fino ai primi del Settecento, senza che ne venisse tuttavia modificata l’impronta originaria.
L’ingresso è anticipato da una gradinata cinquecentesca con balaustra in marmo, realizzata da Donato Vannelli nel 1637, che conduce al portale marmoreo di Francesco Vannelli, datato 1617 e sormontato da un bassorilievo raffigurante la Mandonna col Bambino. In alto, la facciata si conclude con un timpano triangolare affiancato dai due campanili.
L’interno si presenta a navata unica con cinque cappelle per lato e una cupola, il cui aspetto attuale è frutto delle modifica del 1644 di Pietro de Marino che sostituì le antiche finestre ad oculo con altre più moderne. Qui erano custodite importanti opere d’arte, traslate in altri luoghi per evitare che venissero trafugate durante la chiusura prolungata e forzata dell’edificio in seguito al terremoto del 1980. Tra queste, vi erano un San Gerolamo del 1572, opera di Giovann’Angelo Criscuolo, una Circoncisione, una Madonna coi Santi Tommaso e Caterina, e una Madonna del Rosario, tutte opere di Giovan Bernardo Azzolino, una cona in legno del 1613, opera di Giovan Domenico Saccatore, e altre tele di Santillo Sannino, due di Michele Ragolia, una di Paolo De Matteis e una di Giuseppe Simonelli.
In loco rimangono, nella prima cappella a sinistra, alcuni affreschi di Bernardo Azzolino con Storie di San Raimondo di Peñafort. Nella quarta cappella sinistra sono conservati affreschi raffiguranti Storie del Nuovo Testamento, attribuiti a Gaetano D’Agostino. Nella cappella del transetto sinistro, invece, troviamo affreschi di Belisario Corenzio.
Nella seconda cappella di destra troviamo, di Bernardo Azzolino, L’Adorazione dei Magi, La Strage degli Innocenti, Il Battesimo di Gesù ed una Pietà e Sante.
Perduto, invece, un quadro di Giovan Bernardo Lama, raffigurante i Santi Pietro e Paolo, un tempo collocato nella quarta cappella destra.
Nell’abside è collocata una grande tela di Paolo De Majo (1742) raffigurante il San Vincenzo Ferrer, detto ‘O Monacone, che compie il miracolo.
L’altare maggiore, deturpato del corso degli anni, è opera di Giuseppe Gallo, mentre la balaustra in marmi rossi è di Bartolomeo e Pietro Ghetti. Ai lati, troviamo due sepolcri: a destra, quello di Isabella Guevara, disegnato da Dionisio Lazzari con la statua raffigurante la defunta scolpita da Aniello Falcone (1673) e, a sinistra, quello di Emilia Carafa.
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