Chiesa di Santa Maria Egiziaca a Pizzofalcone
Storia
La Chiesa di Santa Maria Egiziaca a Pizzofalcone si trova in Via Egiziaca a Pizzofalcone.
In orgine, il luogo era occupato da una piccola chiesa, risalente al 1616. Qualche anno dopo, nel 1639, un gruppo di cinque Monache Agostiniane lasciò il convento di Santa Maria Egiziaca a Forcella per fondarne uno nuovo nel palzza attiguo alla chiesa. Di lì a poco, nel 1648, il nuovo gruppo promosse un rifacimento dell’intera struttura, grazie soprattutto ai fondi ricavati dalle donazioni del viceré Don Giovanni d’Austria. Il progetto iniziale venne affidato a Cosimo Fanzago, ma questo fu poi modificato e rivisto dagli interventi di altri architetti come Francesco Antonio Picchiatti, direttore dei lavori dal 1665, che realizzò l’esterno, Antonio Galluccio, e Arcangelo Giuglielmelli, quest’ultimo attivo tra il 1691 e il 1716.
Le monache rimasero nel complesso fino al 1808, anno della soprressione dell’Ordine, evento che le costrinse a ritornare nel convento d’origine a Forcella. Dopo essere stato utilizzato per qualche anno ad uso abitativo, convento e chiesa sono affidati dal 1930 ai Padri Missionari Oblati di Maria Immacolata.
In orgine, il luogo era occupato da una piccola chiesa, risalente al 1616. Qualche anno dopo, nel 1639, un gruppo di cinque Monache Agostiniane lasciò il convento di Santa Maria Egiziaca a Forcella per fondarne uno nuovo nel palzza attiguo alla chiesa. Di lì a poco, nel 1648, il nuovo gruppo promosse un rifacimento dell’intera struttura, grazie soprattutto ai fondi ricavati dalle donazioni del viceré Don Giovanni d’Austria. Il progetto iniziale venne affidato a Cosimo Fanzago, ma questo fu poi modificato e rivisto dagli interventi di altri architetti come Francesco Antonio Picchiatti, direttore dei lavori dal 1665, che realizzò l’esterno, Antonio Galluccio, e Arcangelo Giuglielmelli, quest’ultimo attivo tra il 1691 e il 1716.
Le monache rimasero nel complesso fino al 1808, anno della soprressione dell’Ordine, evento che le costrinse a ritornare nel convento d’origine a Forcella. Dopo essere stato utilizzato per qualche anno ad uso abitativo, convento e chiesa sono affidati dal 1930 ai Padri Missionari Oblati di Maria Immacolata.
Descrizione
La chiesa non è visibile dalla strada, ma è necessario oltrepassare un portone d’ingresso, sormontato da una nicchia in cui sono posti due angeli che sorreggono un cuore fiammeggiante, simbolo dell’Ordine Agostiniano.
L’accesso al tempio è preceduto da una scenografica scala, frutto, insieme alla cupola delle aggiunte di Arcangelo Giuglielmelli, e da un ampio portico. La facciata, di forma convessa (come già progettato dal Fanzago per la Chiesa di Santa Teresa a Chiaia), si sviluppa su due ordini, il primo caratterizzato dall’ampio arco sorretto da due colonne e, il secondo, da finestre e anfore decorative. Nel braccio sinistro del portico è ancora visibile l’antico ingresso al monastero, sormontato da una Madonna col Bamini in stucco, databile verso i primi anni del XVIII secolo. Ai lati del portale sono poste due lapidi in ricordo della posa della prima pietra (1661) e della consacrazione (1717).
La chiesa, con pianta ottagonale, progettata dal Fanzago, che si sviluppa come la combinazione di due croci greche ruotate, nonostante sia una delle prime costruzioni barocche in città, non eccede nella presenza di decorazioni, realizzate con semplici stucchi e da un prezioso pavimento in maiolica del 1717.
L’altare maggiore in marmi policromi è opera del 1738 di Giuseppe Bastelli, mentre la balaustra presenta intarsi con 6 stemmi di nobili famiglie napoletane che, probabilmente, hanno contribuito allo sviluppo della chiesa: partendo da sinistra, Confalone, Milano, Rocco di Torrepadula, Caracciolo, d’Aquino e Rizzo. Alle sue spalle troviamo la tela di Onofrio Palumbo raffigurante la Madonna col Bambino, Santa Maria Egiziaca e Sant’Agostino, databile intorno alla metà del XVII secolo.
Di pregevole fattura la cantoria in legno verniciato e dorato, posta sopra l’ingresso, ricca di medaglioni, elementi naturalistici e altri motivi ornamentali.
Tra le altre opere d’arte custodite all’interno della chiesa ricordiamo i due dipinti di Paolo De Matteis (1716) posti sugli altare delle due grandi cappelle laterali, raffiguranti la Sacra Famiglia con i Santi Elisabetta, Zaccaria, Anna, Gioacchino e Giovanni Battista (a sinistra) e la Sacra Famiglia Sant’Agostino, Santa Monica (a destra), e le statue lignee dell’Angelo Custode (prima cappella a destra), Santa Cristina, San Giovanni Battista, San Michele Arcangelo e dell’Immacolata Concezione, opere settecentesche di Nicola Fumo.
L’accesso al tempio è preceduto da una scenografica scala, frutto, insieme alla cupola delle aggiunte di Arcangelo Giuglielmelli, e da un ampio portico. La facciata, di forma convessa (come già progettato dal Fanzago per la Chiesa di Santa Teresa a Chiaia), si sviluppa su due ordini, il primo caratterizzato dall’ampio arco sorretto da due colonne e, il secondo, da finestre e anfore decorative. Nel braccio sinistro del portico è ancora visibile l’antico ingresso al monastero, sormontato da una Madonna col Bamini in stucco, databile verso i primi anni del XVIII secolo. Ai lati del portale sono poste due lapidi in ricordo della posa della prima pietra (1661) e della consacrazione (1717).
La chiesa, con pianta ottagonale, progettata dal Fanzago, che si sviluppa come la combinazione di due croci greche ruotate, nonostante sia una delle prime costruzioni barocche in città, non eccede nella presenza di decorazioni, realizzate con semplici stucchi e da un prezioso pavimento in maiolica del 1717.
L’altare maggiore in marmi policromi è opera del 1738 di Giuseppe Bastelli, mentre la balaustra presenta intarsi con 6 stemmi di nobili famiglie napoletane che, probabilmente, hanno contribuito allo sviluppo della chiesa: partendo da sinistra, Confalone, Milano, Rocco di Torrepadula, Caracciolo, d’Aquino e Rizzo. Alle sue spalle troviamo la tela di Onofrio Palumbo raffigurante la Madonna col Bambino, Santa Maria Egiziaca e Sant’Agostino, databile intorno alla metà del XVII secolo.
Di pregevole fattura la cantoria in legno verniciato e dorato, posta sopra l’ingresso, ricca di medaglioni, elementi naturalistici e altri motivi ornamentali.
Tra le altre opere d’arte custodite all’interno della chiesa ricordiamo i due dipinti di Paolo De Matteis (1716) posti sugli altare delle due grandi cappelle laterali, raffiguranti la Sacra Famiglia con i Santi Elisabetta, Zaccaria, Anna, Gioacchino e Giovanni Battista (a sinistra) e la Sacra Famiglia Sant’Agostino, Santa Monica (a destra), e le statue lignee dell’Angelo Custode (prima cappella a destra), Santa Cristina, San Giovanni Battista, San Michele Arcangelo e dell’Immacolata Concezione, opere settecentesche di Nicola Fumo.
Dove si trova - mappa
Foto
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Le foto sono tratte da:
Wikipedia e da napoli.com
Wikipedia e da napoli.com