Chiesa della Compagnia della Disciplina della Santa Croce
Storia e architettura
La Chiesa della Compagnia della Disciplina della Santa Croce si trova in Vico Croce a S. Agostino.
L’edificio, sede di una delle più antiche e prestigiose istituzioni religiose napoletane (fondata nel 1290) venne costruita inizialmente all’inizio del XIII secolo come cappella per dei monaci e solo nel 1271 fu assorbita dai religiosi di Sant’Agostino alla Zecca. All’interno della chiesa cominciò quindi a muovere i primi passi la Compagnia della Disciplina della Santa Croce che nel corso della storia, determinò ripetutamente le sorti del Regno di Napoli e dello Stato Pontificio.
E infatti, dopo che la chiesa fu restaurata nel 1384 per volontà del cardinale Rinaldo Brancaccio, questa fu chiusa al culto nel 1485 per ordine del re Ferrante I di Napoli, poiché molti nobili appartenenti alla Compagnia stessa avevano tentato di detronizzarlo durante la famosa “Congiura dei Baroni”.
Nel 1449, la chiesa vemme rimodernata e dotata di oratorio, ma ancora mancava l’ingresso attuale (vi era un altra entrata che fu poi chiusa) che, probabilmente, venne aggiunto durante altri lavori eseguiti nel 1541, dieci anni prima che la Congrega della Disciplina della Santa Croce fosse ripristinata e l’edificio riaperto al culto.
Un altro restauro, in stile barocco, venne commissionato nella seconda metà del XVII secolo a Dionisio Lazzari e Arcangelo Guglielmelli, ma alti rifacimenti risalgono al XVIII secolo e si protrassero negli anni fino al 1930, quando vennero rifatti il pavimento e il soffitto dell’oratorio.
La facciata attuale, frutto del restauro settecentesco, è caratterizzata da lesene di ordine ionico, con il portale il piperno sormontato da un timpano circolare con stemma. In altro, si apre un finestrone decorato in stucco, mentre la facciata termina con un timpano triangolare che, a sua volta, presenta al centro un oculo di forma ovale.
All’interno, si trova un pavimento maiolicato cominciato da Filippo Pardo nel 1688 e completato dallo stesso Guglielmelli alla morte del primo, mentre alla scuola di Domenico Antonio Vaccaro vengono attribuiti gli Angeli e i Cherubini nel panneggio dell’altare maggiore (attribuito da alcune fonti a Dioniso Lazzari), su cui si trovava una tavola sormontata da una lunetta raffigurante la Deposizione di Cristo. Nell’Oratorio vi sono conservati stalli lignei del 1603, eseguiti da Nunzio Maresca, mentre in deposito è conservata una tela di Marco Pino.
La struttura comprende anche un chiostro con giardino, un tempo coltivato ad agrumeto. La struttura è decorata con affreschi di storie della vita di Gesù (XVIII secolo), di cui oggi rimane visibile solo una scena raffigurante il Cristo e la samaritana.
L’edificio, sede di una delle più antiche e prestigiose istituzioni religiose napoletane (fondata nel 1290) venne costruita inizialmente all’inizio del XIII secolo come cappella per dei monaci e solo nel 1271 fu assorbita dai religiosi di Sant’Agostino alla Zecca. All’interno della chiesa cominciò quindi a muovere i primi passi la Compagnia della Disciplina della Santa Croce che nel corso della storia, determinò ripetutamente le sorti del Regno di Napoli e dello Stato Pontificio.
E infatti, dopo che la chiesa fu restaurata nel 1384 per volontà del cardinale Rinaldo Brancaccio, questa fu chiusa al culto nel 1485 per ordine del re Ferrante I di Napoli, poiché molti nobili appartenenti alla Compagnia stessa avevano tentato di detronizzarlo durante la famosa “Congiura dei Baroni”.
Nel 1449, la chiesa vemme rimodernata e dotata di oratorio, ma ancora mancava l’ingresso attuale (vi era un altra entrata che fu poi chiusa) che, probabilmente, venne aggiunto durante altri lavori eseguiti nel 1541, dieci anni prima che la Congrega della Disciplina della Santa Croce fosse ripristinata e l’edificio riaperto al culto.
Un altro restauro, in stile barocco, venne commissionato nella seconda metà del XVII secolo a Dionisio Lazzari e Arcangelo Guglielmelli, ma alti rifacimenti risalgono al XVIII secolo e si protrassero negli anni fino al 1930, quando vennero rifatti il pavimento e il soffitto dell’oratorio.
La facciata attuale, frutto del restauro settecentesco, è caratterizzata da lesene di ordine ionico, con il portale il piperno sormontato da un timpano circolare con stemma. In altro, si apre un finestrone decorato in stucco, mentre la facciata termina con un timpano triangolare che, a sua volta, presenta al centro un oculo di forma ovale.
All’interno, si trova un pavimento maiolicato cominciato da Filippo Pardo nel 1688 e completato dallo stesso Guglielmelli alla morte del primo, mentre alla scuola di Domenico Antonio Vaccaro vengono attribuiti gli Angeli e i Cherubini nel panneggio dell’altare maggiore (attribuito da alcune fonti a Dioniso Lazzari), su cui si trovava una tavola sormontata da una lunetta raffigurante la Deposizione di Cristo. Nell’Oratorio vi sono conservati stalli lignei del 1603, eseguiti da Nunzio Maresca, mentre in deposito è conservata una tela di Marco Pino.
La struttura comprende anche un chiostro con giardino, un tempo coltivato ad agrumeto. La struttura è decorata con affreschi di storie della vita di Gesù (XVIII secolo), di cui oggi rimane visibile solo una scena raffigurante il Cristo e la samaritana.
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