Complesso di Santa Lucia Vergine al Monte

Storia e architettura
Complesso di Santa Lucia Vergine al MonteIl Complesso di Santa Lucia Vergine al Monte si trova in Corso Vittorio Emanuele.
La sua storia comincia nella prima metà del XVI secolo, quando Fra Agostino da Miglionico realizzò una piccola cappella che, successivamente, venne trasformata nella prima chiesa dedicata a Santa Lucia Vergine e Martire. Con il passare degli anni, il complesso, che allora consisteva nella chiesa, in un piccolo convento e in un terreno, cominciò ad attrarre qualche religioso e, nel 1560, arrivò ad ospitare 10 persone.
Successivamente, nel 1610, furono avviati alcuni lavori di ampliamento: il custode superiore e provinciale del convento acquistò il suolo per la costruzione del noviziato, mentre nel 1619 venne comprata una casa nelle vicinanze, trasformata poi nell’infermeria della struttura.

Nel 1647, durante la rivolta di Masaniello, il convento venne occupato dai ribelli ed utilizzato come avamposto per colpire Castel Nuovo con l’artiglieria.
Nel 1668 il complesso passò dall’Ordine dei francescani barbanti agli scalzi di Spagna o “alcantarini” a cui si aggiunsero, l’anno successivo, 12 nuovi religiosi provenienti direttamente dalla Spagna. Nel 1722, sotto il dominio austriaco, ritornarono i frati italiani e il convento ritornò ad essere la residenza del ministro provinciale. Altri eventi rivoluzionari la videro protagonista nel 1799, durante la Repubblica Partenopea e il successivo dominio francese, quando il convento fu più volte bombardato da Castel Sant’Elmo.
Al ritorno della monarchia spagnola il complesso religioso potè finalmente vivere anni di tranquillità e prosperità, il cui punto più alto arrivò il 28 maggio del 1853, quando Ferdinando II di Borbone e la famiglia reale, dopo aver inaugurato Corso Maria Teresa (l’attuale Corso Vittorio Emanuele), si fermarono nella Chiesa di Santa Lucia al Monte.
Nel 1866 gli ordini religiosi vennero soppressi e nel convento rimasero solo sette frati, i quali si dedicarono alla chiesa per altri due anni. Così, dal 1868 gli ambienti del complesso e l’edificio religioso vennero occupati da uffici comunali e provinciali e dalle caserme di guardie municipali e carabinieri.
Il 23 ottobre 1880, però, la chiesa riprese vita e la propria funzione visto che fu riconsacrata a seguito di alcuni lavori di restauro e abbellimento. Successivamente, a partire dal 1894, padre Ludovico Palmentieri da Casoria cominciò l’opera di riscatto del fabbricato dallo Stato, opera completata definitivamente nel 1930 grazie all’interessamento di padre Giulio Saracino di Gesù e Maria, Ministro della Provincia alcantarina napoletana. Così, lasciata la fabbrica l’ultima caserma dei Carabinieri, il complesso ritornò al suo antico utilizzo.
La chiesa venne nuovamente rinnovata e trasformata tra il 1902 e il 1913, perdendo così le impronte stilistiche precedenti. Nel 1940, invece, in occasione del centenario della canonizzazione di Giovan Giuseppe della Croce, venne realizzata l’attuale facciata a bastioni, insieme al Sacrario dei Servi di Dio. Nel 1957, grazie a padre Anselmo Chiacchio, venne realizzato il nuovo seminario, costruito seguendo il progetto dell’ingegner Moselli. Dal 1969, invece, a causa del calo del numero di religiosi, alcuni ambienti della struttura vennero affidate a delle scuole e, a partire dal giubileo del 2000, il convento diventò in parte anche una struttura ricettiva.
Nel 2001 l’ala sinistra del complesso venne completamente restaurata e adattata alla funzione di albergo grazie al progetto dell’architetto Luciano Raffin, mentre l’ala destra è dal 2002 sede dalla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa.
Dove si trova - mappa
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