Palazzo Bonifacio a Portanova
Storia e architettura
Il palazzo Bonifacio a Portanova si trova in via Portanova, al civico numero 15.
L’edificio venne costruito nel primo ventennio del XV secolo per volontà di Roberto Bonifacio, ed era collocato poco distante dal Seggio di Portanova, al quale la sua famiglia apparteneva. Il suo fondatore, ed anche il figlio Dragonetto e il nipote Roberto, erano in buoni rapporti con la famiglia reale, per la quale lavoravano e che a volte ospitavano nella propria dimora per alcune feste. L’idillio finì nel XVI secolo, quando Gian Bernardino, figlio di Roberto, venne accusato di eresia per aver appoggiato la riforma luterana e, nel 1558, il palazzo venne confiscato da Filippo II e ceduto al colonnello Alvaro de Santi. Quest’ultimo, però, che non era molto interessato all’edificio decise di rivenderlo e, nell’occasione, Costanza Bonifacio, sorella di Gian Bernardino, riuscì a riacquistare la proprietà della famiglia.
In seguito, nel 1700, venne utilizzato come Carceri del Monastero dell’Arte della Lana e, nel 1800, come sede di una filandra. Così, per via di continui adattamenti ad usi diversi, l’unico elemento architettonico di rilievo che rimane è sicuramente il portale in marmo, con un arco a sesto ribassato, incorniciato tra due spazi rettangolari che, negli estremi più alti, recano una testa di donna e un cimiero con testa di leone; infine, lo stemma di famiglia è collocato tra due leoni rampanti.
L’edificio venne costruito nel primo ventennio del XV secolo per volontà di Roberto Bonifacio, ed era collocato poco distante dal Seggio di Portanova, al quale la sua famiglia apparteneva. Il suo fondatore, ed anche il figlio Dragonetto e il nipote Roberto, erano in buoni rapporti con la famiglia reale, per la quale lavoravano e che a volte ospitavano nella propria dimora per alcune feste. L’idillio finì nel XVI secolo, quando Gian Bernardino, figlio di Roberto, venne accusato di eresia per aver appoggiato la riforma luterana e, nel 1558, il palazzo venne confiscato da Filippo II e ceduto al colonnello Alvaro de Santi. Quest’ultimo, però, che non era molto interessato all’edificio decise di rivenderlo e, nell’occasione, Costanza Bonifacio, sorella di Gian Bernardino, riuscì a riacquistare la proprietà della famiglia.
In seguito, nel 1700, venne utilizzato come Carceri del Monastero dell’Arte della Lana e, nel 1800, come sede di una filandra. Così, per via di continui adattamenti ad usi diversi, l’unico elemento architettonico di rilievo che rimane è sicuramente il portale in marmo, con un arco a sesto ribassato, incorniciato tra due spazi rettangolari che, negli estremi più alti, recano una testa di donna e un cimiero con testa di leone; infine, lo stemma di famiglia è collocato tra due leoni rampanti.
Tratto da: Aurelio De Rose, I palazzi di Napoli, Roma, Newton & Compton, 2001
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