‘A VUCCHELLA


musicaFrancesco Paolo Tosti testoGabriele D’Annunzio data1907


 
Sî comm’a ‘nu sciurillo,
tu tiene ‘na vucchella,
‘nu poco pucurillo,
appassuliatella.
 
Sei come un fiorellino,
hai una boccuccia
un po’ pochino,
appassita.
 
Méh, dammillo, dammillo,
è comm’a ‘na rusella.
Dammillo ‘nu vasillo,
dammillo, Cannetella.
 
Dai, dammelo, dammelo,
è come una rosellina.
dammelo un bacino
dammelo, Candida.
 
Dammillo e pigliatillo
‘nu vaso; piccerillo
comm’a chesta vucchella
che pare ‘na rusella
‘nu poco pucurillo
appassuliatella…
Dammelo e prendilo
un bacio; piccolino
come questa boccuccia
che sembra una rosellina.
un po’ pochino
appassita…

Il testo porta la firma di Gabriele D’Annunzio che scrisse questa canzone in seguito ad una scommessa con Ferdinando Russo, un autore di canzoni napoletane. Tutto nacque nel 1892, quando entrambi lavoravano a “Il Mattino”. Russo sfidò D’Annunzio a scrivere una canzone in dialetto napoletano. Dopo poco tempo, D’Annunzio consegno “‘A vucchella” a Russo che, conservatala per qualche anno, la fece pubblicare per la prima volta sull’edizione de Il Mattino del 7 settembre 1903. Successivamente, la poesia fu musicata da Francesco Paolo Tosti e pubblicata ufficialmente nel 1907 dalla Ricordi. Ancora irrisolta, invece, la questione riguardante il luogo in cui D’Annunzio scrisse la canzone. Per anni la tesi più accreditata è stata quella del Gran Caffè Gambrinus, ritrovo classico per artisti e intellettuali del tempo, ma esistono altre due ipotesi. La prima porta ad un bar nella Galleria Umberto I, mentre la seconda al ristorante lo Scoglio di Frisio a Posillipo. Quest’ultimo luogo venne accennato direttamente dallo autore e, infatti, in molti spartiti dell’epoca compare proprio la dicitura “Posillipo”. Al contrario, è quasi certo che musa ispiratrice fu la trentenne siciliana Maria Gravina di Cruyllas di Rammacca, moglie del conte di Anguissola di San Damiano. La canzone fu interpretata da numerosi cantanti, sopratutto in ambito lirico, come Enrico Caruso, Luciano Pavarotti, Katia Ricciarelli e Andrea Bocelli. Da segnalare anche le versioni di Lina Sastri, Sergio Bruni, Roberto Murolo e Claudio Villa.

8 commenti su “‘A vucchella

  1. mitico sito

  2. E’ una canzone tenerissima, una dichiarazione d’amore sui generis che lo spasimante fa alla sua amata. Non una dichiarazione sdolcinata ma concreta anche grazie al termine appassuliatella che D’Annunzio usa in modo spregiudicato.
    La musica è ancora più delicata del testo ed è forse una delle più belle melodie napoletane di tutti i tempi.

  3. E’ vero che D’Annunzio scrisse i versi di questa canzone per scommessa,ma lo fece d’impulso scrivendone il testo su un tovagliolino di carta mentre era seduto ad un tavolino dello stòrico Caffè Gambrinus di Napoli ! Ed il cimelio, è ancora visibile e custodito presso il Gambrinus, a piazza Trieste e Trento,a fianco del Teatro S.Carlo……..

  4. D’annunzio, il piu’ grande dei grandi.

  5. Bell poesia

  6. Un salto indietro nel tempo che ci restituisce ad un rapporto tra i sessi pieno di tenerezza, di parole delicate eppure audaci, ricche di una sensualità appena dischiusa, scelte con cura e rispetto. Il giovane D’Annunzio manifesta una sensibilità d’animo che va oltre alla mera capacità di espressione artistica di un grande poeta che vuole dimostrare quel che può la sua penna per raggiungere qui valori universali, coinvolgenti, nei quali riconoscersi è dolce per qualsiasi essere umano.
    Alfonso

    Gorizia,15 dicembre 2019

  7. C’è però da dire che il termine appasiulatella, che tanto colpì D’Annunzio, fu ripreso da una poesia di Di Giacomo.

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