Palazzo Filomarino della Rocca

Storia e architettura
palazzo filomarino della rocca napoliIl Palazzo Filomarino della Rocca si trova in via Benedetto Croce 12.
L’edificio venne costruito all’inizio del XV secolo per volontà di Giovannello Brancaccio, che commissiono il progetto ad un architetto tuttora ignoto. Di questa antica struttura, oggi rimangono solo due archi ogivali della scala, rinvenuti durante degli scavi. Dopo il Brancaccio, la proprietà passò a Gerolamo Sanseverino di Bisignano e, successivamente, nel 1487, al figlio Bernardino.
Quest’ultimo, come il padre, era impegnato in congiure che tentavano di sovvertire il re aragonese e, dopo un periodo di prigionia fuggì in Francia presso la corte di Luigi XII. Una volta calmatesi le acque, nel 1507, fece ritorno in città accompagnato dalla moglie Eleonora Piccolomini, duchessa di Amalfi. Così, cinque anni più tardi, i proprietari comprarono parte del terreno adiacente di proprietà di Palazzo Venezia e incaricarono l’architetto Giovan Francesco di Palma di realizzarvi un porticato con loggiato su tutti e quattro i lati.
In seguito la struttura passò in eredità a Pier Antonio Sanseverino e, poi, a Nicola Bernardino. Successivamente, a causa di dissidi per l’eredità, la proprietà dello stabile passò ad un’altra nobile famiglia che, nella persona di Tommaso Filomarino della Rocca, acquistò il palazzo.
Durante la rivolta di Masaniello, l’edificio era di proprietà di Francesco Filomarino, considerato da tutti un amico del popolo. Per questo motivo, i rivoluzionari vi si rifugiarono per sfuggire alle truppe spagnole. Però, l’8 marzo 1648, l’esercito reale sparò dei colpi di cannone contro l’edificio, abbattendo la parte superiore del palazzo e distruggendo la vicina chiesa di Santa Marta.
Negli anni seguenti, quindi, furono necessari dei lavori di restauro, mentre dal 1678 il palazzo divenne proprietà di Giambattista Filomarino e, successivamente, del figlio Francesco. Grazie al loro interesse per la cultura, l’edificio divenne in quegli anni teatro di numerosi incontri culturali, ai quali era solito partecipare anche Giambattista Vico. Allo stesso tempo, i proprietari arricchivano la collezione privata del palazzo di opere d’arte provenienti da tutto il mondo, realizzate da artisti come Dürer, Carracci, Leonardo da Vinci, Tintoretto, ecc… Sempre in questo periodo, alcune opere di abbellimento e restauro vennero affidate all’architetto Ferdinando Sanfelice che, sicuramente, realizzò lo scalone e il portale d’ingresso. Il primo, realizzato in piperno, è caratterizzato da una strombatura verso l’interno ed è ornato con bugne a punta di diamante in marmo bianco; il secondo, anch’esso in piperno, presenta una coppia di lesene bugnate, su cui poggia su di un timpano spezzato, con al centro una chiave con fregio.
In seguito, dopo un altro ampliamento realizzato su un altro terreno di Palazzo Venezia, la proprietà del palazzo rimase ai Filomarino fino alla fine del XIX secolo, secolo in cui vennero aggiunti i balconi e un terzo piano. Successivamente la proprietà venne acquistata da più condomini, mentre nei primi del ‘900 vi si trasferì anche Benedetto Croce che vi abitò e lavorò fino al 1952, anno della sua morte. Nel 1947, il filosofo italiano fondò, con l’aiuto dell’umanista Raffaele Mattioli, l’Istituto Italiano per gli Studi Storici, la cui biblioteca venne arricchita da numerosi testi anche dopo la sua scomparsa.

Tratto da: Aurelio De Rose, I palazzi di Napoli, Roma, Newton & Compton, 2001

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