Domenica 04/04/2004 – Trentaseiesima giornata -
 
Napoli, la rabbia è di rigore.
Rare emozioni, ma nel finale Cassarà ignora due falli in area su Savoldi e Del Grosso.
I granata pungono poco, Di Vicino è l'unico a provarci con convinzione.
 
SALERNITANA – NAPOLI 0 – 0 (15697 spettatori)

Arbitro: Cassarà di Palermo.
Guardalinee: Ayroldi – Saglietti.

SALERNITANA (4-4-2): Botticella, Mezzanotti (1’st Olivi), Rinaudo, Perna (28’st De Angelis), Molinaro, Corneliusson, Leandro, Longo, Di Vicino, Tulli (6’st Bogdani), Nomvethe.
Panchina: De Lucia, Bombardini, Caputo, D’Aniello. All. Pioli.
NAPOLI (4-4-1-1): Manitta, Zamboni, Portanova, Carrera, Tosto, Del Grosso, Montesanto (20'st Perovic), Bernini, Vidigal, Zanini (9'st Vieri), Dionigi(33'st Savoldi).
Panchina: Brivio, Bonomi, Martinez, Sesa. All. Simoni.



Il derby? Povero di gioco, squallido. Due opportunità non sfruttate dal Napoli, una a beneficio della Salernitana, schiaffata nella pattumiera da Nomvethe. Inevitabile il pareggio, un ineludibile 0-0. Ma il risultato è vero, giusto, fotografico? Più o meno sì, fino al 36’ della seconda parte. Perché mai, cosa è successo nei minuti finali del derby? Stefano Cassarà. Arbitro di Palermo, mediocre fino al palese sconfinamento nell’inattendibilità, s’è foderato gli occhi: cadesse pure il mondo, lui non si sarebbe scostato di un millimetro dallo 0-0. Neanche sotto tortura, avrebbe fischiato e sanzionato qualcosa in grado di spostare il solido equilibrio maturato dal risultato, a lui forse evidentemente gradito fin dal primo minuto. Sapete come va il mondo: il tranquillo rientro a casa è il massimo che un arbitro possa augurarsi. Missione personale ampiamente compiuta. Graziato Zanini, meritevole del secondo cartellino giallo, Cassarà ha inghiottito letteralmente due calci di rigore, nel senso che li ha negati al Napoli. Una doppia grave omissione, i falli di Olivi su Savoldi (evidente e illegale l’aggancio operato dal difensore sulla caviglia dell’attaccante subentrato a Dionigi ormai pronto all’assist o al tiro), e di De Angelis da tergo su Del Grosso, al 43’st. L’interferenza non regolamentare proprio mentre il cursore napoletano armava il destro per la battuta a rete.
Detto di Cassarà, fattore decisivo, un robusto chiodo a sigillare il pareggio, com’è andata sugli spalti, nello stadio praticamente blindato? I cori a manifestare tanta ironia, talvolta greve, ma solo ironia. Ovviamente più pesante quella espressa attraverso gli striscioni, alcuni davvero di discutibile gusto. Sugli spalti, le opposte tifoserie la partita non l’hanno persa. Altro discorso all’esterno dell’Arechi, ma il match del tifo, arbitro le forze dell’ordine, non è andato oltre un paio di cariche e qualche scaramuccia. Andamento lento in campo, Botticella seriamente minacciato appena in due circostanze, praticamente mai il dirimpettaio Manitta, non ha fornito ai 16000 spettatori occasioni e pretesti di eccitazione attraverso le vicende calcistiche.
Inevitabile la domanda: può un derby trasformarsi in una scatola vuota? Facile risposta è reperibile nell’andamento, nei contenuti, nel risultato finale senza gol. Elementare la spiegazione, Il Napoli è rimasto lontano dai livelli espressi contro Torino e Cagliari, non ha convinto l’assetto iniziale della Salernitana, votata all’occupazione e all’intasamento degli spazi vitali. Solo al 9’ della ripresa Bogdani ha ricevuto l’ordine di entrare in campo al posto di Tulli, Bombardini è rimasto i panchina; mai e poi mai Di Vicino, esterno di centrocampo e attaccante aggiunto sulla sinistra, la qualità e il talento e disposizione del piede mancino, avrebbe potuto risolvere i problemi e la partita. Ha provato invano, e l’impresa stava per riuscirgli nel cuore del secondo tempo: Zamboni pigro nell’opposizione, cross al bacio, Nomvethe ha schiacciato infelicemente in incornata come da tennista numero 900 al mondo. In fase d’attacco, non ha prodotto altre occasioni la Salernitana con tre centrali dall’inizio della ripresa, sostenuta dall’attivismo e dalla geometria di Longo, ma in chiara sofferenza con Leandro e sulla fascia mal frequentata da Corneliusson. Idem come sopra lungo la banda opposta: da sufficienza piena Tosto e Del Grosso nei panni degli incursori, laddove Vidigal ha martoriato il fianco destro Salernitano con percussioni e cavalcate sempre ai confini con la pericolosità.
Ma il Napoli, com’è che non è riuscito ad abbattere il tabù che lo vuole mai vincitore all’Arechi? Fiacco e pigro in alcuni suoi componenti (non poteva non provocare conseguenza la vicenda relativa allo stipendio di novembre non ancora pagato), non è riuscito a vincere l’opposizione di Botticella. Decisivo il portiere, la mano di richiamo ad intercettare con gesto provvidenziale il tiro di punizione di Zamboni, avvelenato da un paio di deviazioni, al 12’pt; tempestiva uscita a corpo morto ad interporre la conclusione ravvicinata di sinistro di Dionigi, messo davanti alla porta dall’assist di Zanini, al 19’ della prima parte. Solo noia, il resto. Fino allo spreco di Nomvethe e alle decisioni di Cassarà, che hanno negato al Napoli la possibilità di andare a bersaglio e sigillato questo derby povero di tante cose.
 
MANITTA 5.5
PORTANOVA 6
CARRERA 6
ZAMBONI 4.5
TOSTO 6
DEL GROSSO 6
MONTESANTO 5 (20'st Perovic 5.5)
BERNINI 5.5
VIDIGAL 6.5
ZANINI 5.5 (9'st Vieri 5.5)
DIONIGI 5 (32'st Savoldi sv)
Simoni 6

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