QUANTO È BONA ‘A FIGLIA VOSTA


musicaEmanuele Alfredo Mazzucchi testoArturo Trusiano data1946


 
Signora mia, scusate la franchezza,
‘a figlia vosta è bona, troppo bona.
E’ un fiore, un vero fiore di bellezza,
com’è deliziosa, è ‘na sciasciona.
 
Signora mia, scusate la franchezza,
Vostra figlia è bona, troppo bona.
E’ un fiore, un vero fiore di bellezza,
com’è deliziosa, è una dolcezza.
 
Io, quanno ‘a veco, più non sono io,
resto impalato come un fessacchiotto.
Davanti a quel po’ po’ di ben di Dio,
che v’aggi’ ‘a dì, mme faccio piccolino.
 
Io, quando la vedo, non sono più io,
resto impalato come un fessacchiotto.
Davanti a quel po’ po’ di ben di Dio,
che vi devo dire, divento piccolino.
 
Signora mia,
quant’è bona ‘a figlia vosta.
Che simpatia,
fresca fresca, tosta tosta.
Quel visino rubicondo,
quel suo seno tondo tondo,
chillu diece ‘e mappamondo,
mm’hanno fatto rimbambì.
 
Signora mia,
quanto è bona vostra figlia.
Che simpatia,
fresca fresca, tosta tosta.
Quel visino rubicondo,
quel suo seno tondo tondo,
quel bellissimo mappamondo,
mi hanno fatto rimbambire.
 
Io non pretendo di volerla sposa,
‘a vularrìa sultanto pe ‘nu mese.
Che vi costa? Che vi costa?
Signó, ma quant’è bona ‘a figlia vosta.
 
Io non pretendo di volerla sposa,
la vorrei soltanto per un mese.
Che vi costa? Che vi costa?
Signora, ma quanto è bona vostra figlia.
 
Io non so dir che avviene nel mio letto,
perché mi viene in sogno tutt’ ‘e nnotte.
E mm’alzo, a ll’alba, con un mal di petto
e con le membra addolorate e rotte.
 
Io non so dire cosa avviene nel mio letto,
perché mi viene in sogno tutte le notti.
E mi alzo, all’alba, con un mal di petto
e con le membra addolorate e rotte.
 
L’altr’ieri, stando assieme sopr’ô tramme,
quel dondolío, capite, e dalle e dalle,
il petto contro il petto, gamme e gamme,
fui preso da un dolore, sott’ê… spalle.
 
L’altro ieri, stando insieme sul tram,
quel dondolio, capite, e dagli e dagli,
il petto contro il petto, gambe e gambe,
fui preso da un dolore, sotto alle… spalle.
 
Signora mia,
quant’è bona ‘a figlia vosta.
Che simpatia,
fresca fresca, tosta tosta.
Dint’ê rrecchie ci ho un sussurro
nel vedé quel pezzo ‘e burro.
Chillu caspita ‘e tammurro
già mm’ha fatto rimbambì.
 
Signora mia,
quanto è bona vostra figlia.
Che simpatia,
fresca fresca, tosta tosta.
Nelle orecchie ho un sussurro
nel vedere quel pezzo di burro.
Quel maledetto tamburo
già mi ha fatto rimbambire.
 
Io non vi chiedo mica cosa strana,
prestatammélla pe ‘na settimana.
Che vi costa? Che vi costa?
Signó, ma quant’è bona ‘a figlia vosta.
 
Io non vi chiedo mica una cosa strana,
prestatemela per una settimana.
Che vi costa? Che vi costa?
Signora, ma quanto è bona vostra figlia.
 
Stamane, appunto, stando insieme al bagno,
s’è arrevutata ‘a spiaggia di Coroglio.
Talmente mme so’ scosso che nun magno,
m’han preso morto, là, sopra a ‘nu scoglio.
 
Stamani, appunto, stando insieme al bagno,
si è rivoltata la spiaggia di Coroglio.
Tanto mi sono scosso che non mangio,
mi hanno preso morto, là, su di uno scoglio.
 
Appena è scesa in acqua, che emozione.
‘Na folla appriesso, affaticata e stracqua.
Signó, è successa ‘na rivoluzione,
so’ usciti tutti i pesci ‘a dentr’a ll’acqua.
 
Appena è scesa in acqua, che emozione.
Una folla dietro, affaticata e stanca.
Signora, è successa una rivoluzione,
sono usciti tutti i pesci dall’acqua.
 
Signora mia,
Quant’è bona ‘a figlia vosta.
Che simpatía,
fresca fresca, tosta tosta.
Prufumata, janca e rossa,
mi delizia cu ‘na mossa.
Tene ‘o ffuoco dint’a… ll’ossa
io mi sento di svenir.
 
Signora mia,
Quanto è bona vostra figlia.
Che simpatia,
fresca fresca, tosta tosta.
Profumata, bianca e rossa,
mi delizia con un movimento.
Ha il fuoco nelle… ossa
io mi sento di svenir.
 
Io non ve cerco assaje, signora cara,
prestatammella almeno pe mez’ora.
Che vi costa? Che vi costa?
Signó, ma quant’è bona ‘a figlia vosta.
 
Io non ve chiedo molto, signora cara,
prestatemela almeno per mezz’ora.
Che vi costa? Che vi costa?
Signora, ma quanto è bona vostra figlia.
 
Se poi vi siete fatta persuasa,
e volete che vengo ‘ncopp’ â casa.
Che vi costa? Che vi costa?
Signó, mm’aggarbo a vuje e ‘a figlia vosta.
Se poi vi siete persuasa,
e volete che vengo a casa.
Che vi costa? Che vi costa?
Signora, sistemo voi e vostra figlia.

Tra le interpretazioni di questa canzone, ricordiamo quella di Beniamino Maggio.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Aiuto

2003-2023 © Napoligrafia