Domenica 10/03/2002 – Ventisettesima giornata -
 

Zeman spegne i sogni del Napoli.

Apre Vignaroli, raddoppia Tedesco. Inutile capolavoro di Stellone. Bellotto sigla il successo.
Esonerato la scorsa stagione da Corbelli, il boemo si vendica e scavalca gli azzurri al 5° posto.
 
SALERNITANA – NAPOLI 3 – 1 (25899 spettatori)

SALERNITANA (4-3-3): Soviero, Pierotti, Fusco (26'st Zoro), Cardinale, Cherubini, Campedelli (40'st Luciani), Tedesco, Camorani, Babù, Vignaroli (22'st Arcadio), Bellotto.
Panchina: Botticella, Del Grosso, D'Antoni, Tamburini. All. Zeman
NAPOLI (4-3-3): Mancini, Lopez, Bonomi, Villa, Jankulovski, Magoni(1'st Ametrano), Bigica (30'st Pavon), Montezine, Rastelli, Sesa (1's Graffiedi), Stellone.
Panchina: Gragnaniello, Stendardo, Alessi, Cerbone. All. De Canio.

MARCATORI: 4'pt Vignaroli, 39'pt Tedesco, 18'st Stellone, 28'st Bellotto.

Il Carnevale di Zeman, torniamo a casa con un’enorme scorta di coriandoli. Il Carnevale di Zeman, povero Napoli sepolto da una valanga e ormai rassegnato: aspettando Modena – Cosenza, la serie A distante dieci punti. L’anticamera della resa. Il Carnevale di Zeman, entusiasmante. La maschera di Vignaioli in avvio. La maschera di Tedesco al tramonto del primo tempo. La maschera di Bellotto per chiudere la partita. In mezzo un capolavoro di Stellone, inutile. Un capolavoro che fa riflettere: frutto di un’iniziativa personale, cinque birilli saltati, a conferma che il Napoli un gioco non ha. Salerno è in festa, i clacson impazziti persino mezz’ora dopo la fine, siamo costretti a ballare con loro. Quando fanno la ola è inevitabile, la gente salta e le sedie della tribuna stampa scricchiolano. Gli schemi di Zeman, il Napoli stritolato sul piano tecnico, tattico e fisico. Un tempo, il primo della Salernitana, da leccarsi i baffi: la tangenziale di destra, gli sfondamenti centrali, pressing in quantità industriale. Babù che sembrava Jairzinho, a destra li salta tutti. Vignaioli che sfonda. Bellotto che accompagna. Centrocampo da sballo: Tedesco che si beve Bigia. Campedelli che sgomma a destra. Camorani che spopola nello spazio dall’altra parte. Così si gioca: in serie A, in serie B, in tutte le categorie di questo mondo. Qua la mano Zeman: se la chiamano Maestro, un motivo ci sarà. Adesso vinca, cancelli una macchia, dimostri che non le piace solo la champagne, ma sa consumare un pasto completo. Intanto, Zeman porta a casa un derby corretto in campo (Rodomonti, qua la mano) e rovinato dai soliti imbecilli nel pre-partita. Una folle azione dimostrativa da parte di presunti ultrà napoletani, con qualche ferito. Il pullman della squadra ospite varca il cancello dell’Arechi alle 14:20. Troppo tardi per completare tutte le operazioni, Rodomonti fischia l’avvio alle 15:14.
E il Napoli lascia la testa dentro lo spogliatoio. Aggravante: le mosse di De Canio sono poco felici e lo capiamo dopo pochi minuti. Può succedere anche ad un allenatore bravo e solitamente ispirato. Ma stavolta De Canio confeziona una specie di autogol, come quello di Tarantino nel recente Juve – Bologna. In piena emergenza, ti aspetti almeno la logica: Ametrano laterale, Jankulovski a centrocampo, un minimo d’ordine, l’abc delle geometrie. Chissà quale visione accompagna De Canio che propone Esteban Lopez anziché Ametrano, costringe Jankulovki a fare il laterale, ripesca Bigia e sposta Magoni a destra per un 4-3-3 onestamente improbabile. Improbabile perché se sei già cotto fisicamente, devi ridisegnare uno straccio di modulo senza proporre gente fuori posto. E, con tutto il rispetto per Esteban Lopez, scarsamente dotato, a conferma che l’ultimo mercato del Napoli è stato da museo degli orrori. Con una formula così improbabile, impresentabile, è normale pagare. La Salernitana sceglie le marce altissime, passa dalla quinta alla sesta, si specchia nel mare e scopre di essere bellissima. Mentre il Napoli, quando va dalla prima alla seconda, nota che il motore borbotta, che la frizione non funziona, che la carrozzeria perde i pezzi. C’è partita? Non può esserci. Anche perché Mancini & Jankulovski confeziona una frittata troppo saporita per Vignaioli. Al 4’ lo stesso attaccante buca un invito di Bellotto, ma Campedelli ha l’istinto di seguire l’azione: da destra propone un pallonetto che scavalca Mancini, piazzato malissimo e inconsapevole di una svolta immediata. Per Vignaioli è un giochino toccare con il petto a porta vuota e inaugurare il Carnevale di Zeman.
Sarebbe riduttivo sottolineare che il Napoli è stordito. Purtroppo (per De Canio) il Napoli viene sorpassato in curva e sul rettilineo, scavalcato in ogni zona del campo. Incapace di proporre tre passaggi di fila: Montezine un ibrido, Bigia lento, Magoni spaesato, Esteban Lopez spettatore non pagante. Stellone ci fa tenerezza: agisce da trequartista, da prima o da seconda punta, si inventa mediano, mentre il marmoreo Sesa non si degna di spendere mezza idea. La Salernitana sfiora il bis una-due-tre volte: con Bellotto su punizione (balzo di Mancini), in un paio di occasioni con Vignaioli. Una girata di Stellone dal limite appena alta: è l’unico, casuale, vagito del Napoli. Intanto, vi presentiamo Babù, amico intimo di Cafu, il brasiliano che salta l’uomo, che viaggia in superiorità numerica al semplice pensiero. Dicono che abbia nostalgia de Brasile e che almeno tre volte alla settimana vorrebbe preparare la valigia per tornare a casa. La classica saudade. Resti qui, da papà Zeman, in premio avrà una carriera coi fiocchi. E quando Sesa (35’), azionato da Stellone, si divora un diagonale non difficile, abbiamo una sensazione: soltanto il caso può dare una mano al Napoli. Ma la Salernitana freme, vuole chiudere i conti. Giacomino Tedesco ha speso tanto cianuro contro il Napoli, storia di un matrimonio infelice. Al 39’ spende un esterno collo da ventidue metri, il terrore su Mancini che scivola quando vorrebbe andare in volo. Scavalcato, il portiere. Impazzito di felicità, l’Arechi.
Dopo l’intervallo, De Canio cerca di rimediare con una doppia mossa. Dentro Ametrano e Graffiedi, bocciatura inevitabile per Magoni e Sesa. La Salernitana si limita a controllare, per un quarto d’ora sembra la partitella del giovedì, pilota automatico inserito. Ma sotto quella maglia batte forte il cuore di Roberto Stellone, che conosce la parola “orgoglio”. Siccome non esiste uno schema, al 18’ l’attaccante decide di far da solo: salta tre-quattro birilli, un gesto tecnico meraviglioso, guarda negli occhi Soviero e lo infila al millimetro. Ma la prodezza di Stellone è, paradossalmente, la fine del Napoli. Perché si capisce che è una goccia nell’oceano. Zeman convoca Arcadio e poi Zoro, escono azzoppati Vignaioli e Fusco. Contemporaneamente ordina di chiudere la pratica con l’ennesima trama spettacolare: è il 28’, Campedelli irrefrenabile a destra, il cross fa sbandare Lopez e Mancini, elementare il tocco di Bellotto per un 3-1 che rappresenta la sintesi perfetta. Potremmo dirvi che Soviero si supera su Stellone. Oppure che Arcadio, fresco di nomina, si divora il poker. Ci sembra più giusto, invece, comunicarvi che siamo ospiti del Carnevale di Zeman. E di una Salerno che sogna come non succedeva da un pezzo. Non svegliatela, sarebbe un delitto.
 
MANCINI 4.5
LOPEZ 4
BONOMI 6
VILLA 5.5
JANKULOVSKI 5
RASTELLI 5
MAGONI 5 (1'st Ametrano 6)
BIGICA 5 (30'st Pavon sv)
MONTEZINE 5
SESA 4 (1'st Graffiedi 5)
STELLONE 6.5

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